Un altro pianeta
- La Sabry .
- 28 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Another Planet. A Teenager in Suburbia è un libro di Tracey Thorn.

Ho deciso di leggere Another Planet perché seguo da tempo Tracey Thorn nella sua veste di scrittrice e l'apprezzo molto. In particolare sono un'affezionata lettrice dei suoi articoli pubblicati anche da Internazionale.
Tracey Thorn è anche fondatrice del duo Everything But The Girl, ma la storia che lei racconta in Another Planet riguarda tutto ciò che è venuto prima: l'infanzia e l'adolescenza trascorse a Brookmans Park, un piccolo centro di provincia che non è sbagliato definire "città dormitorio"; la passione per la musica; il desiderio di evadere e il quasi inevitabile crescente attrito con i genitori.
Tracey Thorn parte dal suo diario, una presenza che le ha fatto compagnia per anni, dove teneva traccia di piccoli e grandi avvenimenti, di pensieri e aspirazioni. Alcuni aspetti di questo racconto biografico sono molto "british" e poco comprensibili - o meglio, rendono meno immediata l'identificazione. Penso per esempio alla descrizione di Brookmans Park: perché è nato, cosa è diventato nel tempo e com'è oggi. Altri passaggi invece sono universali e sembrano tratti dalla vita di migliaia di adolescenti, me compresa, e mi ci vuole un attimo a fare un salto di tre decenni nel passato.
Lo stile narrativo è fluido e ricco di ironia alternata a riflessioni più ampie sul senso di quegli anni una volta che si è diventati adulti (e a propria volta genitori di adolescenti, come nel caso di Tracey Thorn).
Nel suo insieme Another Planet è un testo estremamente piacevole. Leggendolo mi sono ritrovata a condividere alcune considerazioni legate alla vita in un contesto di provincia (che conosco molto bene). C'è per esempio la tendenza ad assumere un profilo basso, anonimo, che non attiri l'attenzione su di sé, nella speranza che tale modestia sia riconosciuta e apprezzata. Tracey Thorn confessa che una voce nella sua testa l'ha sempre ammonita a non dare troppo nell'occhio, a non emergere e a non mettersi in mostra.
Poi c'è il discorso dei giardini, anche questi legati all'apparenza. Le persone si possono infatti catalogare anche a partire dalle piante che tengono in giardino: una pianta perenne o stagionale fa la differenza a livello di status.
Ciò che rende queste pagine attuali sono però le considerazioni che Tracey Thorn fa rispetto alla funzione del diario; nel libro racconta la sua vita a partire dai ricordi, supportandosi con le note raccolte nei diari, ma in alcuni punti riferisce eventi che nei diari non sono nemmeno stati sfiorati. Lei commenta questa omissione nel modo più semplice: era una ragazzina ma aveva già capito che se di una cosa non parli (o non scrivi) puoi illuderti che non sia accaduta.
Poi c'è il passaggio in cui Tracey Thorn riferisce che nessuno le ha mai spiegato niente in fatto di sesso. La madre si era limitata a darle in mano un libro con tutti i dettagli del caso. Qui non sono riuscita a reprimere un sorrisetto amaro, perché per quanto mi riguarda le cose sono andare esattamente nello stesso modo. E non c'è da stupirsi che le scene di sesso in TV (o meglio, di intimità - siamo negli anni '70) suscitassero imbarazzo.
Allo stesso modo in cui non si poteva parlare di sesso non si poteva nemmeno parlare di sentimenti; era proibito, equivaleva a rompere un codice.
Ci sono moltissimi altri spunti in questo libro, come per esempio il difficile rapporto con la madre, inasprito durante l'adolescenza di Tracey (contemporanea alla menopausa della donna), ma dovuto anche al clima di segretezza respirato in famiglia e all'impossibilità di confidarsi. Per questo una volta uscita di casa per studiare e intraprendere la carriera musicale Tracey Thorn ha ridotto al minimo i contatti con i genitori, per i quali lei è sempre stata la figlia strana, arrivata da un altro pianeta.
Tracey Thorn conclude scrivendo che le piace pensare di essere londinese, ma in realtà - come per molte persone - le sue radici sono in provincia.
Questo mi fa pensare alla storia della mia vita. Anche io sono vissuta in provincia fino ai 18 anni e oggi mi considero milanese. So che le mie radici sono altrove, ma per me questo rappresenta una ricchezza, piuttosto che qualcosa da nascondere. Crescere durante gli anni '70 e '80 in un piccolo centro sarà anche stato faticoso, ma mi ha dato modo di sviluppare un pensiero critico su cosa voglia dire vivere in una grande città.
Se la provincia era un altro pianeta io mi sento un po' la donna dei due mondi.
Tracey Thorn è una musicista e scrittrice britannica. Ha fatto parte del duo Everything But The Girl. Scrive per il New Statesman.
Spunti per letture:
The Buddha of Suburbia - Hanif Kureishi
Purity and Danger - Mary Douglas
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